Modello: Toyota 2000 GT Coupé
Marca: Autoart
Numero di catalogo:78741
Anno di produzione: ---
Pezzi prodotti: ---
Aperture: 4 + fari mobili + sportelli laterali
Prezzo Medio di mercato: €90 – sold-out
La Toyota alla fine degli anni ’60 presenta al mondo quella che si può definire la prima auto sportiva Giapponese. Equipaggiata con un 6 cilindri in linea sviluppato dalla yamaha di appena 2 Lt., sviluppa la ragguardevole potenza (per l’epoca) di 150 hp, rendendo l’auto scattante e divertente da guidare.
Rimasta in produzione per 3 anni, è stata costruita in appena 337 esemplari, divenendo oggi tra le sportive più ricercate in Giappone.
Il modello prodotto dalla autoart replica la prima serie del ’67 (riconoscibile dalle luci e frecce posteriori di diversa dimensione e forma).
Il modello è la prima versione prodotta da Autoart, (non upgraded), ha una verniciature impeccabile tranne per la parte di carrozzeria della scocca che manifesta delle crepe su tutta la superficie.
Ottime le plastiche trasparenti utilizzate per i vetri, i proiettori e fari dall’aspetto convincente e realistico tutti posizionati senza l’uso di pins di fissaggio.
Osservando con attenzione la parte frontale è possibile scorgere la bella griglia in fotoincisione incassata nella calandra ben cromata; al contrario non sono superlativi i rostri con la parte in gomma solamente verniciata con qualche sbavatura di troppo. Il movimento dei proiettori a scomparsa è affidato ad una leva posta nella parte inferiore: il mio soffre di un’impuntatura all’apertura, tanto che devo capovolgere il modello per poter sollevare i fari. Curiosi gli specchietti esterni bicolore – satinati con la parte interna nero opaca, ma dalle fotografie in rete non ho trovato riscontri.
Lateralmente incuriosiscono i due sportelli apribili posti dietro l’asse anteriore: a sinistra trova alloggiamento il filtro dell’aria e a destra la batteria un poco sottodimensionata, senza circuito elettrico e decals.
Le ruote sono eccellenti: i cerchi sono ottimamente realizzati con le varie parti – lucide, cromate e brunite – che regalano un sorprendente realismo e prive di sbavature, attraverso i quali si intravvedono i dischi metallici e le pinze freno differenti tra l’anteriore ed il posteriore. Dettagli che mi hanno fatto preferire questi cerchi all’alternativa proposta con i cerchi a raggi.
Le coperture costruite in gomma morbida dal battistrada di spessore corretto il cui unico difetto è la mancanza della marca e misura. Segnalo le maniglie in plastica e purtroppo la serratura realizzata semplicemente con una tampografia cromata su un rilievo dello stampo della portiera e il comando a compasso per l’apertura (ovviamente finta) del piccolo vetro posteriore.
Il posteriore è caratterizzato dalla coppia di fari tondi inseriti su una base satinata dal preciso contorno cromato, i piccoli semi-paraurti, come all’anteriore purtroppo hanno i rostri in stampo solamente verniciati di nero, ma le luci targa sono riprodotte separatamente.
Piacevoli i terminali di scarico plastici e ben cromati ricavati direttamente da due tubetti.
Un po’ sottotono è la realizzazione delle frecce: ben fatta la cornice in plastica cromata al cui interno purtroppo è presente solo una tampografia rossa per la replica della plastica della freccia.
Le griglie ai lati del cofano motore sono passanti e realizzate non in stampo, l’ampia presa d’aria dell’abitacolo è al contrario realizzata in stampo, ma sempre passante, una finezza non sempre riscontrabile nelle recenti riproduzioni.
Completo e ben dettagliato il 6 cilindri ed il vano motore: il propulsore è completo di carburatori e scatola di aspirazione, circuito di raffreddamento dotato di tubazioni e accensione in cui sono presenti i cavi delle candele e spinterogeno, oltre a varie vaschette liquido. Completano il più che positivo quadro diverse decals di dati e avvertenze.
L’apertura del cofano motore è affidata alle cerniere principali, sulla successiva versione upgraded è presente anche un leveraggio per il mantenimento della posizione aperta, che comunque anche in questa versione semplificata è stabile.
Il baule è finemente rivestito in moquette ed è giustamente dotato dell’apertura in legno (purtroppo finta), e dei passaruota con l’attacco delle sospensioni posteriori. Il portellone posteriore viene sostenuto da un’asta metallica nella posizione aperta.
L’abitacolo è completo e ben curato: La texture usata per il rivestimento in radica è convincente, come lo sono i vari indicatori tondi le cui chiare decals sono coperte da un foglio di plastica trasparente per una perfetta riproduzione della realtà. I sedili purtroppo costruiti in plastica dura hanno una buona trama e sono dotati di cinture di sicurezza. Il fondo è ovviamente rivestito in moquette e sono presenti i tappeti poggiapiedi, però costruiti in plastica rigida. L’unica stonatura è data dalla cuffia del cambio dall’aspetto poco veritiero perché ricavata da due stampi di plastica in cui è purtroppo evidente la linea di saldatura.
Infine il fondo del modello appare completo e dettagliato, purtroppo al solito il gruppo sospensioni è fedele alla realtà, ma statico. Segnalo la bella colorazione ramata scelta per lo scarico.
In conclusione questo modello rappresenta l’epoca tutt’altro che remota, in cui gli Autoart avevano un invidiabile rapporto qualità prezzo: ad un costo di circa 100 Euro c’è la certezza di poter inserire in collezione un modello dove i punti favorevoli surclassano le piccole pecche. La versione upgraded costa circa il 30% in più e da un semplice confronto fotografico offre il braccio di sostegno del cofano anteriore in più.
In sintesi
Mi è particolarmente piaciuto
Proiettori e fanali
Interni
Ruote
Non mi è piaciuto
Movimento sollevamento proiettori
Rostri paraurti
Frecce posteriori