Modello: Maybach 62
Marca: Autoart (Millenuim)
Materiale: Metallo e plastica
Numero di catalogo:76161
Anno di produzione: ---
Pezzi prodotti: ---
Aperture: 6
Prezzo Medio di mercato: €150
Prezzo di acquisto: €. 75 (compralo subito su Ebay)
Proseguendo la mia collezione di lussuose ammiraglie, non poteva mancare la maybach nella versione lunga. Il mio obiettivo sarebbe stata la dealer edition con sedili in pelle e vari accessori quali tendine, champagne, ecc., ma visto il proibitivo prezzo di acquisto, ho ripiegato sul modello “normale”.
La tinta scelta è verde bicolore: brillante ed elegante, evitando i più classici marrone o grigio; la verniciatura come di consueto è sottile ed uniforme. I vari filetti cromati sono tutti riportati su supporti in plastica.
Gli ampi proiettori anteriori sono replicati con cura, purtroppo le lenti dei singoli fari sono in plastica cromata anziché trasparente-satinata come per la bella AMG S63.
Ottima è l’ampia calandra priva di sbavature tra i listelli verticali cromati e quelli orizzontali neri, come d’effetto è il logo in fotoincisione. Al contrario al posteriore il logo è solo tampografato.
I fari posteriori inglobati nell’ampio fascione rosso sono correttamente riprodotti e conservano la caratteristica trama a quadretti anche se mancano le interruzioni con la parte centrale “cieca”; trovo un pelo troppo evidenti i filetti bianchi dei fari, avrebbero dovuto essere più trasparenti.
Normalmente l’autoart realizza i cristalli con un’ottima plastica e si distingue dal altre case per la perfetta trasparenza: su questo modello i laterali trovo che distorcano eccessivamente la vista dell’abitacolo, un piccola pecca che allinea l’autoart alle sue dirette concorrenti.
Il gruppo ruote/freni è curato: L’anteriore prevede (giustamente) la coppia di pinze; segnalo la mancanza della valvola per il gonfiaggio pneumatici, i quali anche se in gomma hanno un aspetto ed una “consistenza” un poco troppo rigida.
Sul tetto sono correttamente riportati l’ampio pannello solare per l’alimentazione del climatizzatore durante le soste e la grossa finestra al posteriore di tipo fotocromatico: sulla vettura reale non esiste una tendina, ma è possibile scegliere il grado di opacità che deve avere il cristallo.
L’enorme abitacolo replica la ricchezza della 1:1, la radica è simulata in modo convincente e tante le tampografie usate per dare un senso alle decine di pulsanti e comandi a disposizione all’anteriore e al posteriore dei passeggeri (solo 4 posti). Un piccolo appunto lo sollevo per la plastica usata per i sedili (ormai tallone d’Achille delle Autoart): troppo rigida e all’occhio e di dubbia qualità. In tutta sincerità mi sarei aspettato che i due cassetti tra i sedili anteriori e posteriori fossero apribili, sarebbe stata una finezza consona al prezzo e al prestigio del modello.
Infine le cinture di sicurezza sono realizzate economicamente in gomma con fibbia in plastica: l’uso di tessuto e fotoincisione avrebbe mandato in passivo la Autoart?
Il motore ed il relativo vano sono completi di accessori e replicano più che discretamente la realtà; invece molto deludenti sono le cerniere del cofano con i classici ed economici braccetti in luogo dei ben più fini e veritieri piccoli braccetti snodati laterali con ammortizzatori per l’apertura del cofano.
Al posteriore al contrario è corretta la scelta della cerniera classica, il baule è ben sagomato e rivestito (come ovviamente l’abitacolo) in vellutino, è presente anche una rete ferma-oggetti (ma non ho trovato in rete delle foto che ne confermino o smentiscano l’esistenza).
Il fondo vettura è ben realizzato, sono purtroppo presenti le forature per il fissaggio alla protezione in polistirolo e come sempre le sospensioni non sono funzionanti.
In sostanza un bel modellone, sicuramente d’effetto e appagante per la vista, ma andando a cercare i particolari si evidenzia qualche economia o mancanza che solo in parte è giustificata dall’elevato prezzo d’acquisto per un diecast di questa fascia.
Su repliche di marche molto esclusive non di rado noto certi particolari sottotono, assenti per miniature di modelli più “popolari”: sarà giustificabile con la necessità di pagare salate royalties?