Pressofuso (Die-cast) - Il termine die-cast, o pressofuso, indica nel nostro hobby quei modellini, in lega metallica non ferrosa, realizzati appunto tramite la tecnica della pressofusione. Questa nuova tecnologia nacque nel 1838 per la realizzazione dei caratteri mobili per la stampa e venne affinata nel corso dei decenni successivi sempre nell'ambito dell'industria tipografica; all'inizio del '900, sotto la spinta dell'industrializzazione, anche questa tecnologia subì aggiornamenti ed entrò anche nel mondo del giocattolo, e del modellismo in particolare, grazie alla spinta della Dowst Company che nel 1910, attraverso il marchio Tootsietoys produsse i primi modellini in pressofusione. Tale tecnica consiste nell'immissione, ad alta pressione, di metallo fuso in uno stampo, all'interno del quale avviene la solidificazione e la raffreddatura del pezzo. L'alta pressione serve affinchè la colata raggiunga e riempia nel migliore dei modi tutte le forme e i dettagli ricavati nello stampo e che saranno riprodotti in modo ottimale nell'oggetto finito. Una volta raffreddato, e separato dallo stampo, il pezzo è pronto per la rifinitura, l'eventuale assemblaggio di particolari applicati e per la verniciatura. La lega utilizzata per i die-cast è la Zamak, o Zama, il cui principale componente è lo zinco (Z) al quale vengono aggiunte percentuali variabili di alluminio (A), magnesio (MA) e rame (K) – in alcuni casi anche nickel; la percentuale di rame presente nella lega determina la qualità della Zamak utilizzata.
Questa lega presenta la particolarità di essere molto duttile e di avere un punto di fusione relativamente basso (tra i 400 e i 500 gradi centigradi) il che permette di ottenere forme complesse con relativa facilità e notevole precisione. I costi maggiori di questa tecnica di produzione sono a carico dello stampo che obbligano ad una produzione di migliaia di pezzi per averne un profitto.
In tempi più recenti la tecnica del die-cast è stata applicata, con leggere varianti, anche alla produzione di modellini, e giocattoli in genere, in plastica o resina: in questo caso generalmente si usa però il termine “stampaggio ad iniezione” (Injection molding). La variante principale è, ovviamente, la materia colata nello stampo che sarà in questo caso una miscela di materie plastiche o resine.
Fusione di Ghisa (Cast iron) - E' una semplice tecnica con la quale si cola la ghisa fusa (volgare ferro e carbonio) in uno stampo nel quale si lascia raffreddare. La semplicità della lavorazione e il costo relativamente modesto della materia prima furono per decenni la ragione principale dell'utilizzo di tale tecnica di lavorazione per la produzione dei modellini, tecnica che anticipò di cinquant'anni l'avvento del die-cast. I modellini realizzati in ghisa non possono, per le caratteristiche del materiale e del processo costruttivo, avere dettagli fini; spesso i “corpi macchina” venivano realizzati in due semigusci saldati poi fra loro dopo il raffreddamento dei pezzi. La superficie dei modelli risulta poco liscia, quindi difficoltosa da rifinire per eventuali verniciature; il loro peso è elevato in rapporto alle dimensioni e per la natura stessa del materiale di cui sono fatti risultano resistenti alle abrasioni ma fragili agli urti.
Latta o banda stagnata (Tinplate) – E' un metodo per la produzione di giocattoli che si basa praticamente sulla stampa del soggetto da riprodurre su un foglio di sottile lamiera di ferro sulla cui superficie è depositato uno strato di stagno, detta appunto latta (se lo stagno viene depositato per elettrolisi allora si ha la banda stagnata). A stampaggio avvenuto si ritagliano i pezzi e si assemblano ottenendo il modello desiderato.
Acciaio stampato (Pressed steel) – E' un sistema che riprende il processo produttivo dei giocattoli in latta. La differenza sostanziale è nel materiale, che in questo caso è costituito da lastre di acciaio in luogo della lamiera di ferro; per questo motivo tale processo necessita di macchinari pesanti, quindi più costosi, che unito al maggior costo della materia prima alzano il costo finale di produzione. I modelli così ottenuti risultano, ovviamente, più pesanti e longevi ma la minore duttilità dell'acciaio in confronto alla latta non permette di ottenere gli stessi risultati. Altro particolare meno attraente è la minore luminosità dei colori stampati sull'acciaio rispetto alle lastre stagnate.
Piombo a stampo aperto (Slush mold) – Questa è una tecnica in verità non molto utilizzata; sviluppata particolarmente negli Stati Uniti ebbe il massimo del riconoscimento nel periodo intercorso tra le due grandi guerre anche se alcuni marchi, Barclay in testa, proseguirono la produzione di modellini in piombo anche negli anni seguenti. Il procedimento è solo apparentemente semplice: si tratta di colare una lega di piombo fuso in uno stampo negativo aperto, una sorta di vasca, affinchè la lega aderisca perfettamente alle pareti dello stampo copiandone le forme e i particolari riportati e poi, al momento opportuno, capovolgere lo stampo per far defluire il materiale in eccesso lasciando poi raffreddare, fino all'indurimento del prodotto finito, solo le pareti. Si tratta quindi di un prodotto finale molto semplificato che altro non è che un guscio di piombo con la forma del modellino voluto; si aggiungono gli assi ruota, i cerchi e i pneumatici e il modellino è finito. Ovviamente niente interni, niente particolari applicati, niente finestrature, solo e soltanto piombo da stampo: semplici ma pieni di fascino.
Questa tecnica è ancor oggi utilizzata, come concetto base, per la produzione, ad esempio, di parti in plastica o resina di transkit, o dai modellisti “handmade”, su stampi in silicone.
Qui se ne può vedere un semplice esempio esplicativo - https://www.youtube.com/watch?v=iuZ0-iz3A88&feature=relatedMetallo bianco (White metal) – Il procedimento è assai simile a quello utilizzato per i modellini in piombo ma la lega utilizzata è in prevalenza costituita da stagno (è la lega con cui venivano fatti i soldatini di piombo, quelli “schiacciati” e bianchi di una volta). La colata viene fatta in stampi di gomma siliconica che vengono poi centrifugati per far aderire perfettamente alle pareti il materiale, così da copiare al meglio i particolari riportati sullo stampo stesso. A raffreddamento avvenuto si ottengono pezzi grezzi ottimamente dettagliati che, una volta assemblati e rifiniti di accessori applicati, danno vita a modelli spesso di grande valore. Il loro prezzo è generalmente elevato poiché questa tecnica produttiva è applicabile a piccole serie di pezzi, generalmente poche centinaia, perchè lo stampo si deteriora velocemente.