LA VETTURATra il 1953 e il 1955 la Chrysler Corp., attraverso il marchio Dodge, sviluppò una serie di quattro show car denominate Firearrow I, II, III e IV
(anche Firebomb per gli ultimi due modelli);
Firearrow I FirearrowII
erano concepite da Exner per il design
(tranne che per il terzo modello sul quale intervenne Segre, designer interno a Ghia) e costruite a Torino dalla Ghia.
Firearrow IIILa prima era statica e priva di meccanica mentre le altre adottavano meccaniche del gruppo Chrysler.
Tutte rimasero allo stadio di esemplare unico
(o giù di li) pur ricevendo ampi consensi di critica, pubblica e di settore, e non venne mai avviata la loro produzione in serie.
La Firearrow/Firebomb IV ebbe però un seguito.
Un facoltoso imprenditore di Detroit, Eugene Casaroll, evidentemente appassionato di automobili, decide di acquistare l'ultimo modello della serie, la Firearrow/Firebomb IV,e i diritti relativi ad esso, fonda la Dual-Ghia, mette il tutto in mano ai suoi uomini e nel 1956, dopo averla resa commerciabile e iperlussuosa, mette sul mercato la Dual-Ghia D500, una trasformabile che diviene in breve l'auto dei divi di Hollywood.
Dual-Ghia D500Dopo un breve periodo di stasi, dovuta a problemi vari, la Dual-Ghia si rifà viva, questa volta con un modello tutto nuovo, sviluppato interamente in Italia, presso la Ghia, per tentare di limitare i costi.
Il design è opera di Paul Farago, in forza a Ghia, con la supervisione di Exner; anche il telaio viene sviluppato a Torino seppur basato su un esistente Chrysler; il resto della meccanica, a partire dal V8 di 6,4 litri, è di provenienza Crhysler.
Nasce così, con stilemi riconducibili alla precedente Dual-Ghia D500, specialmente nel frontale, la Dual-Ghia L 6,4, conosciuta universalmente come Ghia L 6,4.
Verrà prodotta in soli 26 esemplari perchè, contrariamente alle previsioni, i costi di produzione si rivelarono catastrofici per la società.
IL MODELLINO La Ghia L 6.4 è stata prodotta da Corgi Toys dall'ottobre del 1963, e fino al 1969, in diverse varianti di colore -
oro con interno giallo, blu con interno rosso, verde con interno bianco, rame con interno bianco. E' completamente apribile, con schienale dei sedili anteriori reclinabili, sospensioni funzionanti, ruote in gomma e sistema di apertura del cofano motore a "pressione"
(premendo sul parafango anteriore, la sospensione solleva un asse verticale posto al centro del blocco motore che scosta il cofano dalla sua sede favorendone l'apertura) La prima serie aveva i cerchi ruota a "rondella"
(come l'esemplare delle foto) successivamenete vennero adottati cerchi stampati con il disegno dei raggi. I fari sono di tipo "strass" e sulla cappelliera è posizionato un figurino che rappresenta un cane di razza "corgi", tipico componente a quattro zampe della famiglia Reale Inglese, nonchè figura chiave del marchio.
Questo modello colpì, all'epoca, per la precisione della realizzazione e per la presenza di dettagli allora innovativi, a cominciare dalle molteplici aperture, dal dettagliato interno con retrovisore e schienali reclinabili, per giungere alla presenza nel modellino del cagnolino Corgi sdraiato sulla cappelliera. Pare, ma non ho avuto modo di verificarlo, che sia stato prodotto, nei suoi sei anni di commercializzazione in 1,7 milioni di esemplari! Considerando che l'auto "vera" ne conta 26 c'è da pensare che il capo della Dual-Ghia, forse, avrebbe fatto bene a puntare su vetture di dimensioni ridotte di 43 volte!
Un modellino Corgi Ghia L6.4 è reperibile con discreta facilità, a costi variabili tra
(indicativamente): 15€ per un esemplare da restaurare; 35/50€ per un esemplare in buone condizioni, anche completo, senza/con scatola, anche originale; 75/90€ per un mint, senza/con scatola originale.
Eventuali parti mancanti sono reperibili con discreta facilità; esistono sia pezzi clonati di ottima fattura, praticamente uguali agli originali, sia pezzi originali.
I dettagli maggiormente esposti a deterioramento e/o rottura sono i paraurti cromati (l'anteriore comprende anche la mascherina radiatore), lo stampo della finestratura la cui plastica tende ad invecchiare e a fessurarsi in corrispondenza del cagnolino (forse per effetto di dilatazione dovuta al calore le due parti vengono a contatto) e ilcagnolino posto sulla cappelliera che si scolora.
Il problema principale in fase di restauro è la presenza dei rivetti che, nel caso di separazione del fondino dalla scocca, obbliga alla loro rimozione/distruzione e al successivo ripristino con analoghi rivetti, anch'essi reperibili come accessori di ricambio
L'alternativa, non raccomandata, è quella di utilizzare viti autofilettanti.
A seguire le immagini di un esemplare
(dalla mia collezione) in condizione "da restaurare", con alcune parti mancanti e vari chips.
Buona visione
Corgi ... su CorgiBelle le linee del modellinoSarà dura ricostruire il montante spezzato!Una vera Corgi Inglese!Mi apre il cofano, please?Si accomodi dietro, grazieManca qualcosa!?Semplice ma preciso dedicato a Giuseppe - E428FS - e alla sua passione per i rottami